Il modo mediante il quale il soggetto considera e riflette sugli eventi passati, sforzandosi di trovare una logica nei fatti, delle connessioni razionali sugli accadimenti avvenuti, influenza profondamente anche le sue emozioni, i sentimenti, che avverte vivamente in se stesso. Tutto ciò presentandosi con frequenza influenza il livello di stress e la perfomance lavorativa del soggetto (nel nostro caso si intende Coachee).
Il dialogo interiore, la voce che il soggetto sente ripetitivamente nella mente (auditivo interno, direbbero gli esperti di PNL) può impattare sulla sua autostima fino a farlo dubitare delle sue reali capacità, dell’efficacia delle sue azioni e del suo valore reale. Questa forma di disturbo emotivo si palesa non solo di fronte ad eventi vissuti e cristallizzati nel passato, nella memoria del soggetto, ma anche di fronte ad un evento che egli ritiene probabile o che certamente accadrà nel futuro. La mente del soggetto non è quindi un registratore passivo di eventi passati e nemmeno un fine e freddo stratega capace di calcolare con razionalità ogni possibile mossa tenendo conto del contesto e di quello che farà l’altro individuo, un avversario, ecc. La mente assomiglia piuttosto a un contenitore che tratta immagini, sensazioni, parole, ecc. che arrivano dinamicamente al cervello mediante i sensi e che impattano automaticamente sulle scelte e decisioni del soggetto e quindi di ognuno di noi. L’intero processo cognitivo del soggetto non è solo razionale ma è costantemente influenzato da fattori personali (gli atteggiamenti appresi dallo stesso durante la sua intera esperienza di vita) da nuove credenze che si formano di fronte ad eventi correnti, da bias ed euristiche recentemente molto studiate. Qual è allora l’approccio che il Coach deve impiegare in questi casi ? Certamente il Coach dovrà utilizzare un doppio approccio metodologico capace di tenere distinti aspetti razionali del soggetto da quelli emotivi e di considerarli tuttavia come interconnessi, un tutt’uno in vista di un obiettivo da conseguire. Egli dovrà: - supportare il Coachee a leggere realisticamente il futuro evidenziando l’influenza che le sue credenze individuali e gli stereotipi che si presentano frequentemente nella società, nel lavoro e nelle sue relazioni potrebbero avere nelle sue scelte; - agire sul pensiero logico razionale del Coachee e sulle sue soft skills mobilitanti e necessarie per raggiungere i traguardi ipotizzati e condivisi; - studiare e applicare la strategia dell’intervento migliore per individuare le reali risorse del soggetto, la sua stabilità interiore, l’accettazione di se stesso (in termini di punti di forza e debolezza) e delle sue potenzialità alla base di una migliore performance lavorativa. Infine il successo dell’intervento di coaching può essere letto come capacità del Coachee d sviluppare maggiore autocontrollo e di apprendere quegli schemi e strategie usate dal Coach per diventare Coach di se stesso.
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Demetrio Macheda
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